Recupero di conoscenze tradizionali: estratto naturale a base Cassia nigricans per il controllo dei patogeni di fagiolo dall’occhio in Burkina Faso

Nella zona di Léo, in Burkina Faso, ACRA sta lavorando con i produttori locali. La pratica agronomica che sinora ha mostrato i risultati migliori è partita da un’indagine delle conoscenze tradizionali della comunità e sulle risorse localmente disponibili. Fra queste conoscenze è stata selezionata la Cassia nigricans, specie autoctona le cui proprietà sono risultate conosciute ma poco applicate. E’ stato quindi definito un protocollo per utilizzarla per controllare i principali patogeni del fagiolo dall’occhio.
La sperimentazione di questa pratica è stata messa a confronto con le pratiche correnti. Sinora i risultati sono stati promettenti, tanto da aver invogliato produttori non direttamente implicati nelle attività ad applicarla autonomamente nei propri campi.
La possibilità di produrre artigianalmente il biopesticida, aggirando le difficoltà economiche e geografiche di accesso al mercato dei prodotti di sintesi, ha migliorato il controllo dei patogeni, permettendo una maggiore resa delle colture, sia per il consumo domestico che per la commercializzazione.
Inoltre, l’utilizzo di una specie locale, in sostituzione di una specie ampiamente conosciuta e commercializzata come il Neem, permette di migliorare la tutela della biodiversità locale rispetto all’utilizzo di specie alloctone e invasive.


Fondazione ACRA
L’Organizzazione è già parte della coalizione Azione Terrae?

Si

Via Lazzaretto, 3 – 20124 Milano (Italia)
Rachele Stentella
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Data di inizio

2021-06-01

Data di fine

2025-03-01

Titolo del progetto (se la pratica è parte di uno specifico progetto)

Recupero di conoscenze tradizionali: estratto naturale a base Cassia nigricans per il controllo dei patogeni di fagiolo dall’occhio in Burkina Faso

“Linking East and West African farming systems experience into a BELT of sustainable intensification” (EWA-Belt), finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma “Horizon 2020”

Paese o paesi d’implementazione della buona pratica

Burkina Faso

Paese principale

Burkina Faso

Regione e città

Villaggio di Yalé (comune di Léo, provincia della Sissili, regione del Centro-Ovest)

Dimensioni dell’agroecologia coinvolte nella pratica

Ambientale, Sociale, Economica

Principale tema strategico

Servizi

Terra: priorità

Bassa

Semi: priorità

Bassa

Mercato: priorità

Media

Servizi: priorità

Alta

Donne: priorità

Media

Giovani: priorità

Media

La pratica ha qualche certificazione?

No



Precedenti esperienze di agroecologia sul territorio individuato, considerando la categoria e le aree di intervento/pilastri scelti

No

Specificare le dimensioni agroecologiche

Ambientale, Sociale, Economica

Bisogni individuati, riferiti al contesto e alle categorie

Bisogni economici, Bisogni ambientali


In questa sezione si intende approfondire la pratica in relazione al documento AT e all’SDG 4.7.

Obiettivi della buona pratica

Obiettivo della pratica proposta è facilitare l’adozione di misure di controllo dei patogeni a base di materie prime localmente disponibili e rispettose della biodiversità, per migliorare la produzione agricola e la sostenibilità economica.

Che tipo di sfida è stata affrontata?

La sfida è consistita nella definizione di un protocollo per la formulazione di un prodotto alternativo a quelli commerciali, nel portare avanti la sperimentazione insieme ai produttori e, visti i risultati, all’adozione di tale protocollo.
I riscontri positivi della sperimentazione del nuovo protocollo hanno facilitato anche la dissuasione dei produttori dallo sfruttamento, allo stesso scopo, di specie alloctone (es: Neem) e dai possibili effetti negativi no-target su altri organismi (es: larve di Apis mellifera).
La bibliografia e l’attività di ricerca in questa direzione e per queste aree, inoltre, risultavano scarse e difficilmente accessibili.

Spiega le tue scelte

La decisione di utilizzare le risorse localmente disponibili è stata presa per supportare i produttori nel contrastare i danni causati dai principali patogeni in modo indipendente e sostenibile e per ovviare alle difficoltà di accesso a prodotti commerciali equivalenti.
La Cassia nigricans è scelta in quanto specie autoctona in un’ottica di tutela della biodiversità e dell’ecosistema locale, considerati anche gli effetti indesiderati no-target.
La bibliografia scientifica ha supportato le scelte fatte sulle procedure, mentre la scelta della coltura target e dell’estratto da utilizzare è stata frutto della combinazione della documentazione con le competenze dei tecnici agronomi e delle conoscenze custodite dalla comunità.

In che modo la pratica incontra le 5 P dell’Agenda 2030

Persone: motore e destinatarie di questa pratica, fornendo le conoscenze tradizionali, i campi, portando avanti la sperimentazione, beneficiando dei risultati positivi ottenuti e applicandoli autonomamente.
Pianeta: la pratica è stata concepita nel rispetto del pianeta e dell’ambiente, tutelando la biodiversità locale, scoraggiando l’introduzione e lo sfruttamento di specie alloctone invasive.
Prosperità: un efficace contrasto dei patogeni permette una migliore resa della coltura e un incremento delle risorse a disposizione dei produttori.
Pace: coesione della comunità da collaborazione per le attività
Partnership: la pratica è stata frutto della collaborazione di attori diversi (agricoltori, tecnici, ricercatori, ONG), soddisfatti e motivati a proseguire insieme.


In quali settori la pratica ha apportato maggiori cambiamenti?

Ricerca, Governance delle risorse naturali (terra, acqua, foresta, agrobiodiversità)

In quale Tema Strategico la pratica ha apportato i maggiori cambiamenti?

Mercati, Servizi

Spiegare in termini qualitativi e quantitativi

L’applicazione del biopesticida a base di estratto di Cassia nigricans, confrontata con parcelle della stessa estensione trattate con biopesticida a base di Neem (Azadirachta indica) e non trattate, ha dato risultati promettenti sia in termini di resa (paragonabile tra trattamento a base di Cassia nigricans e a base di Neem, circa doppia rispetto alla parcella non trattata), sia in termini di contrasto alla presenza di patogeni (circa il 45% in meno rispetto alla parcella non trattata, pari o leggermente migliore rispetto alla parcella trattata con Neem). Questi risultati preliminari, basati su due annualità, saranno validati nel corso della prossima stagione, possono facilitare una graduale diminuzione dello sfruttamento del Neem, specie alloctona invasiva e dagli effetti indesiderati, a vantaggio della Cassia nigricans, autoctona.
I risultati qui riportati mostrano anche come sia possibile contrastare l’azione dei patogeni e ottenere una buona resa senza ricorrere all’acquisto di prodotti sintetici commerciali.
L’aver portato avanti la sperimentazione insieme ai produttori, nei loro campi, ha fatto sì che essi si appropriassero della tecnica e tutta la comunità ne potesse vedere gli effetti, riproducendola nei propri campi.
La collaborazione tra diversi attori è stata positiva e apre la strada a nuove esperienze basate sugli stessi principi e approcci.

Descrivere le azioni per replicare la pratica

Per replicare la pratica, è necessario ripartire da uno studio di tale contesto, consultare gli agricoltori per comprenderne i bisogni, censire le conoscenze trasmesse nelle comunità, le pratiche tradizionali eventualmente abbandonate e per quale ragione. A partire da un’analisi dei risultati di questa indagine e delle conoscenze scientifiche insieme ai diversi attori implicati, per un maggiore coinvolgimento e una maggiore probabilità di riuscita. La soluzione identificata andrà in seguito sperimentata insieme e nei campi degli agricoltori, che andranno coinvolti nella fase di disegno, monitoraggio e condivisione dei risultati.

Descrivere come la pratica sia sostenibile

I principali elementi di sostenibilità della pratica proposta risiedono nel coinvolgimento di diversi attori in tutte le fasi di concezione e di applicazione del nuovo protocollo, favorendo quindi l’appropriazione della tecnica necessaria soprattutto da parte dei produttori, nell’utilizzo efficace di risorse disponibili localmente nel rispetto dell’ecosistema e nel favorire l’indipendenza da prodotti commerciali difficilmente accessibili da parte dei produttori.
Nel caso dello specifico protocollo proposto, il suo basarsi sull’utilizzo di una specie autoctona e disponibile localmente, incoraggiandone quindi anche la tutela per un impiego a lungo termine, a scapito di una specie alloctona, fornisce un ulteriore elemento di sostenibilità ambientale.