Filiera degli 11 grani

La pratica colturale degli 11 grani nel PASM, generatori di biodiversità
La scelta di coltivare grano da panificazione, nel 2010, proviene da un percorso partecipativo che coinvolge agricoltrici/tori, panificatori e consumatori. I GAS soci del DESR richiedevano un pane sano e buono ed abbiamo quindi coinvolto nella produzione gli agricoltori allora aderenti e ricercato panificatori disponibili.
Avevamo tra i nostri obiettivi la difesa del territorio del PASM, ancora oggi sotto attacco. Gli 11 grani di taglia alta, sono divenuti l’emblema della difesa del territorio.
La nostra pratica messa in campo, proviene da un “ragionamento” relativo a cosa, come, dove produrre in quanto PRATICA di SOVRANITA’ ALIMENTARE, che ci ha portato a scegliere di aderire alla sperimentazione colturale 11 grani della tradizione contadina italiana, propostaci da Daniela Ponzini, la nostra agronoma.
La selezione di questi grani messi in campo da noi con la semina del 2012, è stata prodotta dal Prof. Giovanni Dinelli della Facoltà di Agraria di Bologna con l’obiettivo non solo agronomico (grani che si possano adattare alla coltivazione BIO) ma anche caratterizzato da un basso profilo pro-infiammatorio ed un elevato potere anti-infiammatorio” legato alla SOSTENIBILITA’ dal CAMPO alla TAVOLA. Gli 11 grani sono quelli della tradizione contadina che venivano coltivati prima della 2° guerra mondiale, prima della rivoluzione verde che ha introdotto uniformità e monocolture.


DESR – Distretto di Economia solidale rurale del Parco Agricolo Sud Milano
L’Organizzazione è già parte della coalizione Azione Terrae?

No

Piazzale della Cooperazione, 20153 Milano MI
Luciana Maroni – Coordinatrice Fil. Grano DESR
info@desrparcosud.it
0
desrparcosud.it

Data di inizio

2010-12-01

Data di fine

Titolo del progetto (se la pratica è parte di uno specifico progetto)

Filiera degli 11 grani

Paese o paesi d’implementazione della buona pratica

Italia

Paese principale

Italia

Regione e città

Parco Agricolo Sud Milano, Lombardia

Dimensioni dell’agroecologia coinvolte nella pratica

Ambientale

Principale tema strategico

Semi

Terra: priorità

Alta

Semi: priorità

Alta

Mercato: priorità

Media

Servizi: priorità

Media

Donne: priorità

Bassa

Giovani: priorità

Bassa

La pratica ha qualche certificazione?

Si



Precedenti esperienze di agroecologia sul territorio individuato, considerando la categoria e le aree di intervento/pilastri scelti

No

Specificare le dimensioni agroecologiche

Ambientale

Bisogni individuati, riferiti al contesto e alle categorie

Bisogni ambientali


In questa sezione si intende approfondire la pratica in relazione al documento AT e all’SDG 4.7.

Obiettivi della buona pratica

Arricchire di fertilità e biodiversità il Pianeta e il Parco Agricolo Sud Milano;
Produrre un pane sano, buono e sostenibile, lavorato con pasta madre e lunghe lievitazioni, recuperando i saperi perduti nel tempo;
Offrire un pane accessibile a tutti, con prezzo definito della collaborazione tra consumatori, agricoltrici e panificatori;
Riconoscere un giusto prezzo che copra i costi e che remuneri correttamente il lavoro nei campi e nei laboratori;
Svincolare gli agricoltori dalle aziende sementiere imparando a riprodurre e conservare le proprie sementi;
Dare un futuro alle generazioni che verranno, senza l’uniformità che vorrebbero imporre i trattati e le multinazionali, restituendo agli agricoltori la competenza della ricerca agronomica;
Promuovere cooperazione fra soggetti della filiera

Che tipo di sfida è stata affrontata?

All’ inizio del processo si sono presentati due problemi oggettivi. Il primo era la difficoltà di reperire sementi biologiche o non trattate con prodotti chimici, per avere così la possibilità di scegliere davvero che cosa coltivare. Un secondo problema riguarda l’approccio di chi coltiva e di chi consuma: un approccio fortemente condizionato dal mercato. La “campagna” – infatti- si preoccupa per lo più di ottenere un prodotto che risulti efficiente rispetto alle tecnologie alimentari di trasformazioni più comuni.
Un ulteriore problema era quello delle informazioni. Spesso infatti il percorso di diffusione del sapere dal mondo accademico e della ricerca fino al campo si interrompe. Gli studi sperimentali, una volta portati in campo, non sempre trovano coferma.

Spiega le tue scelte

Quando si cerca di costruire una filiera alimentare con soggetti diversi le discussioni sono all’ordine del giorno ed è importante trovare un equilibrio tra tante posizioni diverse. È stata identificata un’unica proposta di progetto, che riunisse tutti gli attori, valorizzasse ogni competenza, ogni ruolo e che rispondesse alle diverse richieste ed esigenze. è stato allestito un “cantiere sociale” di sperimentazione, che aggregava diversi soggetti: gli agricoltori il mulino, i panificatori e la rete di Gas già costituita all’interno del distretto, perché condividessero nella pratica tutto il processo, rischi e risultati.

In che modo la pratica incontra le 5 P dell’Agenda 2030

Pianeta: l’ iniziativa in primis vuole arricchire di fertilità e biodibversità il nostro Pianeta e in particolar il parco Agricolo Sud, perchè non c’ è sovranità alimentare senza sovranità territoriale
Prosperità: vogliamo che si produca un pane sano, buono e sostenibile, senza miglioratori chimici e con farine con glutine gentile, lavorato con pasta madre e lunghe lieviazioni. Vogliamo che il prezzo del pane sia “buono”, giusto e condiviso
Partnership: vogliamo che la cooperazione fra i soggetti della filiera superi la contraddizione insita nella concorrenza e nella competizione dell’ economia di mercato
Persone: vogliamo restituire agli agricoltori il ruolo di ricercatori e sperimentatori in agricoltura per ritrovare professionalità perdute e indipendenza


In quali settori la pratica ha apportato maggiori cambiamenti?

Governance delle risorse naturali (terra, acqua, foresta, agrobiodiversità), Sviluppo associativo e istituzionale (includendo reti e cittadinanza attiva)

In quale Tema Strategico la pratica ha apportato i maggiori cambiamenti?

Terra, Semi, Mercati

Spiegare in termini qualitativi e quantitativi

È stata un’avventura che ha arricchito le nostre coscienze, le nostre conoscenze di contadini e fornai, le nozioni scientifiche e le convinzioni sulla salute; ha messo in comune le fatiche, le preoccupazioni e le gioie, riscoprendo anche un modo dimenticato di intessere relazioni. Una rete costruita pian piano, coinvolgendo e mettendo in relazione cooperativa diversi soggetti economici e produttivi, altrimenti tra loro concorrenziali
Siamo arrivati alla coltivazione in campo di un miscuglio che non ha necessità di supporti chimici, né di fertilizzanti e che quindi – oltre ad abbassare i costi di produzione – è adatto alla modalità colturale biologica. Abbiamo osservato che esercitano una buona competizione nei confronti delle infestanti, hanno la capacità di sfruttare in modo efficace la fertilità residua e le riserve idriche del terreno e non presentano gravi problemi di allettamento. Il miscuglio si è definitivamente trasformato in una “popolazione”, adattata alle condizioni ambientali specifiche di ciascuna azienda in cui è stato coltivato.

Descrivere le azioni per replicare la pratica

Il bacino di agricoltori della zona del DESR che hanno iniziato la produzione del miscuglio di semi sono progressivamente aumentati durante l’ esperienza della filiera. Il miscuglio è sempre disponibile per i produttori interessati, e anche il protocollo di produzione. Anche altri gruppi esterni al DESR hanno ricevuto i semi in passato e stanno portando avanti la produzione degli 11 grani. Sono anche disponibili i risultati delle azioni di monitoraggio e delle ricerche e analisi.
Per replicare la pratica è fondamentale condividere, fra i vari attori della filiera, un progetto comune di “altra economia”, basato su relazioni non esclusivamente commerciali, ma di conoscenza diretta, fiducia, solidarietà e su meccanismi decisionali collettivi e partecipativi

Descrivere come la pratica sia sostenibile

A livello ambientale, la popolazione degli 11 grani ha buone capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, di sfruttare la fdertilitò residua dei terreni, di sfruttare le riserve idriche presenti negli strati più profondi, non richiede supporti chimici e fertilizzanti ed è quindi adatta a sistemi a basso input, riducendo i costi di produzione ed è adatta alla modalità culturale biologica.
A livello economico, il prezzo è deciso collettivamente, è accessibile anche alle fasce economicamente deboli, copre i costi di produzione e riconosce una giusta remunerazione ad agricoltori e trasformatori.
La rete degli attori coinvolti, produttori, trasformatori, distributori e consumatori si è consolidata e allargata durante l’ esperienza e sta coinvolgendo adesso attori giovani