Buone Pratiche di Transizione Agroecologica
La buona pratica consiste nella coltivazione biologica del fonio, un cereale considerato coltura tradizionale dei popoli Bedick e Bassari del sud-est del Senegal, resistente al cambiamento climatico e ricco di proprietà nutritive, tipico dell'area saheliana. La coltivazione biologica del fonio è una buona pratica agroecologica perchè permette di coltivare una pianta tradizionale nelle sue diverse varietà, preservando quindi la biodiversità dell'ecosistema in questione senza utilizzare input sintetici, aiutando quindi la terra a rigenerarsi. La coltivazione biologica adotta l’approccio agroecologico, ma in più è accompagnata da una certificazione. Nel caso del progetto “ATNA-FONIO” a Kédougou i campi di 1000 produttori di fonio sono stati certificati da ECOCERT per la produzione biologica che utilizza le varietà locali, le cui sementi sono conservate dagli stessi contadini.
In Eswatini COSPE sta promuovendo l'agroecologica in comunità rurali della regione Lubombo. L'instabilità delle condizioni climatiche, legate alla povertà diffusa e al difficile accesso ad input agricoli, ha reso l'agroecologica negli anni una valida risposta da un punto di vista economico, sociale, ambientale e di adattamento ai cambiamenti climatici. Gruppi di contadine/i gestiscono banche dei semi comunitarie dove le/i contadine/i della comunità possono avere accesso a varietà locali di semi e possono conservare le proprie varietà, evitando il rischio di perdita dei semi a causa di stagioni agricole fallimentari ed evitando di dover ogni anno comprare semi ibridi o OGM. Le contadine parte delle associazioni hanno occasione di crescita di scambio, di mutuo aiuto. Sono in contatto con il Ministero dell'Agricoltura che le sostiene. Sono promotrici di cambiamento in quanto sono esempio per altre donne e contadini. Le associzioni dei/lle contadini/e promuovono una gestione sostenibile delle risorse e un minore impatto sull'ecosistema: attraverso l'agricoltura di conservazione, organica e agroforestry conservano il suolo, riducono gli input chimici,riducono gli spostamenti, avendo i semi direttamente in comunità, utilizzano varietà e popolazioni evolutive ben adattate al cambiamento climatico riducendo il rischio di perdita completa del raccolto. Le associazioni vendono i loro prodotti al pubblico e a una cooperativa di donne che li trasforma e li vende nei mercati
La pratica colturale degli 11 grani nel PASM, generatori di biodiversità
La scelta di coltivare grano da panificazione, nel 2010, proviene da un percorso partecipativo che coinvolge agricoltrici/tori, panificatori e consumatori. I GAS soci del DESR richiedevano un pane sano e buono ed abbiamo quindi coinvolto nella produzione gli agricoltori allora aderenti e ricercato panificatori disponibili.
Avevamo tra i nostri obiettivi la difesa del territorio del PASM, ancora oggi sotto attacco. Gli 11 grani di taglia alta, sono divenuti l’emblema della difesa del territorio.
La nostra pratica messa in campo, proviene da un “ragionamento” relativo a cosa, come, dove produrre in quanto PRATICA di SOVRANITA’ ALIMENTARE, che ci ha portato a scegliere di aderire alla sperimentazione colturale 11 grani della tradizione contadina italiana, propostaci da Daniela Ponzini, la nostra agronoma.
La selezione di questi grani messi in campo da noi con la semina del 2012, è stata prodotta dal Prof. Giovanni Dinelli della Facoltà di Agraria di Bologna con l’obiettivo non solo agronomico (grani che si possano adattare alla coltivazione BIO) ma anche caratterizzato da un basso profilo pro-infiammatorio ed un elevato potere anti-infiammatorio” legato alla SOSTENIBILITA’ dal CAMPO alla TAVOLA. Gli 11 grani sono quelli della tradizione contadina che venivano coltivati prima della 2° guerra mondiale, prima della rivoluzione verde che ha introdotto uniformità e monocolture.
L'associazione Rareche ETS, in collaborazione con il Biodistretto del Cilento, ha istituito nel Comune di Vallo della Lucania il primo farmer market della Provincia di Salerno. Ogni sabato mattina dalle 8.30 alle 13.30 in Piazza Vittorio Emanuele II, si svolge il mercato di Rareche dove le aziende aderenti al progetto, che producono secondo i principi agroecologici, biologici e organico-rigenerativi e gli artigiani del territorio, hanno la possibilità di vendere e far conoscere i propri prodotti, valorizzando così il concetto di economia circolare e filiera corta.
Periodicamente Rareche organizza laboratori e workshop per la sensibilizzazione dei cittadini e delle giovani generazioni sui temi della sostenibilità, consumo consapevole e tutela ambientale.
Da anni presidiamo e ci impegniamo a rendere sempre più vivo, insieme ad altri, questo spazio verde urbano, attraverso attività di rigenerazione, sia ambientale che sociale.
Si tratta di un antico orto-frutteto situato all'interno delle mura della città di Piacenza, che attraverso l'attivazione di socie e soci dell'associazione e collaborazioni con altre realtà locali, stiamo cercando di tutelare dal costante e crescente rischio di abbandono e cementificazione.
Con questo scopo ci attiviamo quotidianamente attraverso il lavoro volontario per attuare interventi mirati ad aumentare la biodiversità vegetale e animale, quali: realizzazione di siepi, bordure, filari agroforestali, tutela delle piante già presenti e incremento delle varietà e delle essenze, creazione o preservazione di aree destinate alle specie selvatiche o spontanee, gestione di uno spazio ad orto, tutto ciò con attenzione ai principi dell'agroecologia.
Inoltre, organizziamo laboratori di ortoterapia, attività inclusive di avvicinamento al verde ed eventi aperti mirati a rendere vivo lo spazio quale laboratorio di sperimentazione di pratiche sostenibili e di stili di vita consapevoli.
Ecosphere è un progetto di permacultura che incorpora diverse buone pratiche volte alla rigenerazione del suolo e dell'ecosistema circostante. Nel nostro progetto adottiamo tecniche di agricoltura rigenerativa, tra cui l'agricoltura sintropica, sinergica e naturale. Un elemento chiave è la piantumazione attraverso sistemi forestali, che contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici catturando carbonio, migliorando la fertilità del suolo e incrementando la biodiversità locale.
I nostri schemi di impianto forniscono habitat per una vasta gamma di specie, favoriscono la conservazione del suolo e migliorano la qualità e la quantità dell'acqua attraverso la ricarica delle falde acquifere. Inoltre, l'uso di alberi e piante leguminose arricchisce il terreno con nutrienti, riducendo così la dipendenza dai fertilizzanti chimici, dei quali non facciamo uso.
Attualmente, nel nostro terreno abbiamo piantato oltre 1300 alberi lungo 11 linee sintropiche, che ospitano anche ortaggi e piante aromatiche. La piantumazione attraverso questi sistemi di agricoli rappresenta una soluzione fondamentale per promuovere la sostenibilità ambientale, migliorare la produttività e aumentare la resilienza delle comunità agricole. Questo approccio integrato può contribuire a garantire un futuro più sano e sostenibile per le generazioni a venire.
Il nostro progetto inoltre si occupa di integrare la produzione agricola rigenerativa a pratiche volte alla cura delle persone, del territorio e della comuni
Nella zona di Léo, in Burkina Faso, ACRA sta lavorando con i produttori locali. La pratica agronomica che sinora ha mostrato i risultati migliori è partita da un'indagine delle conoscenze tradizionali della comunità e sulle risorse localmente disponibili. Fra queste conoscenze è stata selezionata la Cassia nigricans, specie autoctona le cui proprietà sono risultate conosciute ma poco applicate. E' stato quindi definito un protocollo per utilizzarla per controllare i principali patogeni del fagiolo dall'occhio.
La sperimentazione di questa pratica è stata messa a confronto con le pratiche correnti. Sinora i risultati sono stati promettenti, tanto da aver invogliato produttori non direttamente implicati nelle attività ad applicarla autonomamente nei propri campi.
La possibilità di produrre artigianalmente il biopesticida, aggirando le difficoltà economiche e geografiche di accesso al mercato dei prodotti di sintesi, ha migliorato il controllo dei patogeni, permettendo una maggiore resa delle colture, sia per il consumo domestico che per la commercializzazione.
Inoltre, l'utilizzo di una specie locale, in sostituzione di una specie ampiamente conosciuta e commercializzata come il Neem, permette di migliorare la tutela della biodiversità locale rispetto all'utilizzo di specie alloctone e invasive.
MedCaravan nasce come approccio sistemico alla raccolta e condivisione di conoscenze agroecologiche nell’ambito delle LSPA (local solidarity-based partnership in Agroecology) all'interno del bacino del Mediterraneo.
È un progetto educativo a favore degli agricoltori e agricoltrici, professionisti/e ed educatori/trici di enti e associazioni, cittadini/e e comunità, decisori politici, società civile con un’attenzione particolare per le aree rurali più emarginate.
Attraverso la raccolta di conoscenze tradizionali e innovative e la loro condivisione sistematica si sono create relazioni e partnership solide a supporto dei produttori/trici coinvolti e delle comunità locali per l’accesso a cibo sano prodotto nel rispetto delle risorse del pianeta.
Concretamente MedCaravan ha realizzato:
-Un manuale sulle conoscenze agroecologiche (tradotto in sette lingue) come strumento per la formazione non formale e non accademica nelle food communities;
-Una piattaforma online aperta per la condivisione delle conoscenze raccolte e lo scambio e l’interazione (comprensiva di video, documenti, podcast e materiale multimediale);
-Un programma educativo rivolto ad adulti a scala transnazionale di formazioni specifico per produttori/trici ed educatori/trici;
-Eventi multiattoriali con il coinvolgimento della cittadinanza, di istituzioni, stampa e decisori politici in tutti i sei paesi con la partecipazione internazionale dei professionisti/e coinvolti nel programma formativo specifico.
Coltivare benessere e rigenerazione ambientale e sociale, seminando cambiamento. La comunità Rocciaviva basa il suo operato sui principi della sostenibilità, della rigenerazione ambientale e della permacultura. I principali obiettivi sono: la riforestazione delle zone in degrado, la creazione di “foreste-giardino” e la diffusione della conoscenza della permacultura attraverso l’organizzazione di occasioni educative e formative per la comunità locale e quella dei visitatori.
Viviamo in una contrada abbandonata da più di 20 anni, come famiglia stanziale.
Il nostro primo obbiettivo è stato l'insediamento e l'avvio di produzione per autosufficienza. la gestione dei 3 ha di proprietà è stata pianificata nel corso del tempo, tenendo conto delle condizioni peculiari di ogni zona, esposizione solare, presenza dell'acqua, vicinanza di boschi, siepi, struttura del suolo.
Abbiamo un allevamento di 50 galline ovaiole di razza, un apiario.
120 piante di ulivo, 60 di alberi da frutto di varie specie, 1 siepe di arbusti per fiori e bacche edibili, 1ha destinato al popolamento di lamponi, ribes rosso.
Su 600mq seminiamo cereali per focacce e/o birra. Siamo PPL Veneto.
I prati sono tutelati perchè ricchi di biodiversità. La aree destinate agli ortaggi sono nel frutteto e destinate, a rotazione, anche a sovesci apistici.
Per evitare il surriscaldamento estivo del suolo non viene tagliata l'erba a fianco delle aiuole da produzione. In inverno l'erba tagliata funge da copertura del terreno per creare nuove aiuole da produzione, pacciamatura attiva. Gli ortaggi sono da seme bio, per far sviluppare interamente la pianta in loco.
I semi vengono autoprodotti per l'anno successivo, fiduciosi di aver fatto maturare l'autosufficienza idrica alla nuova generazione. La pollina è il concime adoperato in campo, dopo la necessaria maturazione. Operano due giovani, Francesco 22 e Letizia 19 anni. Raccontiamo, distribuiamo, valorizziamo i nostri prodotti al mercato di Schio.
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